Palindromi
(cioè parole o
frasi che possono leggersi con lo steso risultato da destra a sinistra o
viceversa, ad esempio la parola aveva o la frase è presa la serpe )
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ad una vera pia donna dei simili
fili misi ed annodai: pareva nuda
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avevi visioni d'un evo ove nudi noi
si viveva |
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ad una torta nuova davo una trota nuda |
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i topi non amano nipoti |
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amore caro, ora c'è Roma! |
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a essi dono ceda: Iliade con Odissea |
11 Luglio 1982 (è incredibile,
ma è un racconto interamente palindromo!)
Ai lati, a esordir, dama e re, Pertini trepida, tira lieti moccoli,
dialoga – vocina, pipa… -, ricorre alle battute. E’durata!… ne patì
Trap: allena – mèritasi lodi testé – Juvitalia, mai amata.
Il boato n’eruppe su filato, mero atto d’ira: assorga da gai palati,
ingoi l’arena! Si rise, noi: gara azzurra – felicità, reti – e
ricca! Né tacerò pose, ire, rapidi miti; citerò paure… però meritan
oro. Ci sono rari tiri? Sia! ma i latini eroi goderono di rigore – c’è
fallo -; “Fatale far tale rete”: lassa prosopopea nei peani dona aìre
facile. Ma “fatale” malessere globi dilata, rene, vene ci necrotizza:
ratto, vago, da finir al còre (l’oblierà? Dall’idea – l’Erinni!
– trepiderà: tic e tac…)… Lapsus saliente (idra! sillabo!): non
amai Cabrini; flusso acre – pus era? Sudore? – bile d’ittero ci
assalì: risa brutali, amaro icore… Fiore italo, cari miei, secca,
alidirà vizzito là, se sol – a foci nuove diretti, fisi – a metà
recedete: l’itala idea di vis (i redivivi, noti, ilari miti!) trapasserà,
inerte e vana, in italianità lisa, banal. Attutite relativa ira, correte:
eterni onori n’avrete!
Sibili – tre “fi” – di arbitro: finita lì metà partita; reca
loro l’animo di lotta, fidata ripresa! mira, birra ridà! attuta ire,
bile! La si disse “eterea”,
la Catalogna
: alla pari terrò cotali favolose ore… Notte molle, da re!
Poeti m’illusero (“Va’!”, “Fa’!”, “Osa!”) colla fusione
– esile, serica, viva -, rime lepide, tra anelito d’età d’oro e
rudezze d’orpello; così cederò all’eros, ai sensi rei; amai –
l’amavo… - una grata città, la gag, la vita; nutro famosa cara sete,
relativa a Lalo, Varese, De Falla, Petrassi, e Ravel, e Adam, e Nono…
Sor… bene, totale opaca arte; né pago fui per attori, dive, divi (lo
sarò?)… Là ogni avuto, mai sopito piacere s’evaporò, leggera falena
era: se con amor, lì, alla cara – cotale! – virile sera – coi guadi
sereni, grevi da dare angine, beati – lo paragono, decàde a ludo,
mollica, vile cineseria, onere. Sì! Taccola barocca allora rimane, meno
mi tange: solo apatia apporterà, goffa noia…
Paride, Ettore e soci trovarono sì dure sorti – riverberare di pira
desueta! – coi gelosi re dei Dori (trono era d’ira, Era, Muse); a Ilio
nati e no, di elato tono, di rango, là tacitati – re… mogi -, videro
Elleni libare, simil a Titani, su al Pergamo: idem i Renani e noi…
“…caparbi”, vaticinò – tono trepido -, ed ora tange là tale
causale trofeo (coppa di rito è la meta della partita), trainer fisso; mìralo
come l’anemone: fisso, raro, da elogi… D’animo nobile, divo mai: mai
tetro, fatale varò la tattica.
Cito Gay, ognor abile devo dir: da Maracanà sono tacco, battuta… Ai
lati issò la vela l’ala latina Bruno: cerca la rete, si batte assai,
opera lì, fora, rimargina… Bergomi, nauta ragazzo, riserra giù sì
care fila: è l’età…
Coi gradi vedo – troppa la soavità – capitano Dino, razza ladina.
Rete vigila! dilàtati…!: la turba, l’arena, ti venera. Ad ogni rado,
torpido e no, tirabile tiro, trapelà rapidità sua: parò (la tivù, lì,
diè nitidi casi). Di tutto – fiero, mai di fatica, vivace – raccatta:
e, se tarpate, le ali loro – è la verità – paion logore. Zoff (ùtinam!)
è dei… Parà: para… Piede, mani, tuffo: zero gol, noi a patire. Vale
oro: lì, là… è l’età…
“Pratese, attacca! reca vivacità!”, “Fidiamo!”, “Rei fottuti
disaciditi!”… Nei diluvi, talora pausati, di parole partorite lì,
baritone o di proto, da ring o da arene (“Vita nera là, brutalità tali
da ligi veterani, da… lazzaroni!”, “Dònati! pàcati va’! osa!:
l’apporto devi dar!”, “Giocate leali, feraci!”, “Su i
garresi!”, “Rozza gara!”, “Tu, animo!”, “Grèbani! Grami!”,
“Raro filare!”; poi: “Assaetta!”, “Bis!” e “Ter!”),
alacre, con urbanità, l’alalà levossi: “Italia!”, a tutta bocca,
tonò.
Sana cara Madrid, ove delibaron Goya… gotica città talora velata…:
forte ti amiamo! Vi delibo nomina di goleador a Rossi – fenomenale! -: mò,
colà, rimossi freni artati (tra palle date male o tiri dappoco è forte
la sua celata legnata), rode, o d’ipertono, tonicità, vibra. Pacione
inane, rimediò magre, plausi – nati tali – miserabili nelle ore di
Vigo (meritàti!); Catalogna ridonò totale idoneità – noi lì a
esumare, a ridare onor – tiro diede, riso; le giocate use – da ripide,
rare, brevi, ritrose, rudi – son ora vorticose e rotte, e d’ira paion
affogare (troppa?). Aìta, Paolo!: segna, timone mena, mira, rolla,
accora, balòccati sereno, aìre – se Nice li vacillò – modula e dà
(cedono…): gara polita e benigna – e rada, di vergine residua… -
gioca. Re s’è lì rivelato (Caracalla? Il romano Cesare!): anela, fa,
regge loro, pavese reca…: ipotiposi amo. Tu va’ in goal, ora! Sol,
ivi, devi dirottare più foga: penetra a capo elato – tenebroso non è…
- ma da elevare, issar te, palla, fede, sera (vola, là) a vitale rete!
Sarà caso… Ma Fortuna ti valga galattica targa, nuova malìa:
mai Eris
ne sia sorella! Or è deciso: colle prodezze, dure e rodate doti – lena,
arte di Pelè, mira -, vivaci rese lì sé e noi: su fallo (caso a favore
sul limite, opera dell’ometto nero) è solo, va filato, corre, tira,
palla angolata cala… è rete! Essi di sale, l’Iberia tutta a dir “Arriba!”,
rimaser. Pirata? Di fatto li domina… Loro lacerati tra patemi; Latini
forti, braidi, fertili, bis e ter van, ìrono in rete… E terrò cari a
vita: le reti; tutta l’anabasi latina; i Latini, a nave e treni, a ressa
partiti (mìrali!); i toni vivi, derisivi, d’aedi alati; le tede cerate
(“Mai sì fitte” ridevo: unico falò s’esalò, tizzi vari di là
accesi); e i miracolati eroi, feroci…
Oramai la turba si rilassa: i coretti deliberò d’usare. Supercaos sul
finir! Baciamano? No: balli sardi, etnei lassù (spalcate!); citaredi per
tinnire, là, ed il “la” dare; il Bolero, clarini, fado, gavotta,
razzi, torce (Nice n’è venerata) lì. Di bolge, resse, la melata
famelica “feria” anodina è piena, e po’ po’ sorpassa l’etere la
trafelata folla. Fecero giri d’onore: dogi o re, in Italia, mai si
ritirarono sì coronati. Remore, Perù, aporetici timidi pareri… e
sopore, catenacci reiterati, Cile, far ruzza: a ragione si risanerà lì
ogni itala piaga; da grossa a ridotta, o remota, lì fu, seppur nota,
obliata.
Mai amai la tivù: jet-set, idoli, satire…; ma nella partita – penata,
rude e tutta bella: erro? – ci rapì: panico vago, lai di locco, mite
ilarità di Pertini… tre pere a Madrid, rosea Italia!
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